RECENSIONE | A Leo è sempre piaciuto dare un colore ad ogni emozione che prova, ma ce n’è uno che odia profondamente: il bianco.
Questo colore gli ricorda il silenzio, il vuoto, l’indefinitezza, il nulla senza appigli di cui ha paura.
Colore legato anche alla vita di Beatrice, la ragazza della quale è innamorato, malata di leucemia che letteralmente sta a significare ”sangue bianco”.
A lei è affidato anche un altro colore, il rosso, proprio come i suoi capelli.
Sta a simboleggiare il fuoco della passione, dell’amore che Leo nutre per Beatrice.
La ragazza combatte la sua malattia al capezzale di Leo, che, seppur non conosca nulla di quella strana malattia, la incoraggia e la sprona, facendola divertire e sorridere.
Leo e Beatrice sono due ragazzini che intraprendono una sfida con se stessi, contro ogni dolore e ingiustizia, contro una vita che a sedici anni dovrebbe
portare solo gioia e spensieratezza e che, invece, delude sempre.
Ciò che li accomuna è il coraggio di affrontare situazioni inverosimili, che nessun adolescente immagina di imbattersi.
Leo alla fine della storia ne uscirà fortificato, un uomo che ha lottato contro il drago per proteggere la sua principessa.
L’autore del romanzo, Alessandro D’Avenia ha reso la narrazione degli eventi in maniera scorrevole, un fiume in piena di pensieri e sentimenti.
E l’amore, così come ci suggerisce il piccolo grande Leo, ci rende ”felici e stanchi” perché donare se stessi a chi amiamo ci rende felici per il solo fatto di
veder sorridere la propria metà e stanchi perché quando l’amore non c’è o va via, rimaniamo inermi, le parole finiscono, le pagine diventano bianche perché
manca l’inchiostro alla vita.
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