Nelle serate del 3-4- 5 Novembre “Lucifero” ha visto il suo debutto toscano presso il teatro comunale di Antella, gestito da Archetipo Teatro, che ha prodotto la pièce teatrale. Protagonista indiscusso è stato l’attore guagnanese di teatro Fabio Rubino, Lucifero appunto.
“Lucifero” ha già avuto una prima nazionale di grande successo il 26 Febbraio a Lecce al Teatro Paisiello, patrocinato dal Teatro Pubblico Pugliese nella stagione teatrale leccese e oggi è ritornato al Nord.
“Lucifero” catalizza l’attenzione dello spettatore con la forza e la potenza concentrate sulla sua figura e su ciò che rappresenta: la dimensione umana in tutte le sue sfaccettature più recondite. Gli fa da sfondo un impianto molto particolare, apparentemente essenziale ma curato dalla Light Designer e dalla scenografa Silvia Avigo, che ha pensato la scena come una sorta di discarica, con il palcoscenico pieno di terra, sovrastato quasi da quei lampadari che sembrano caduti dall’alto, come a rappresentare la caduta del Cielo, la caduta dell’Angelo. Elemento scenico fondamentale è una scala, metafora del limite umano: per quanto si voglia o si possa salire, si ritorna sempre giù. Infatti, arrivati all’ultimo gradino si scende e si cade.
“ Dal punto di vista attoriale, sono stati giorni intensi, sia per la messa a punto nelle prove che per l’allestimento dell’impianto scenico. E’ stato un lavoro articolato perché la regia di Paolo Biribò ha fatto sì che questo Angelo cacciato si muovesse dentro tutta la dimensione umana: dalla rabbia alla vanità, all’imprecazione, alla pietas, alla preghiera, alla brutalità, all’insulto, alla falsità, rappresentando in qualche modo la gamma emotiva del genere umano. Lucifero volge la sua richiesta al Dio , al Divino per essere ‘ripreso’ e trovare una propria identità. Ma questa richiesta non trova una risposta e, pertanto, non gli resta che tornare o diventare uomo. La sua punizione è proprio quella: da Angelo più bello del Paradiso, qual era, non può che entrare sulla Terra come ‘umano’, con tutti i limiti che questa condizione comporta”, afferma l’attore Fabio Rubino.
Nella scena finale dello spettacolo Lucifero si riversa addosso una bacinella, un gesto che assume il significato simbolico di un battesimo in qualche modo sacrificale: l’Angelo caduto sembra battezzarsi uomo perché ormai la richiesta divina non è stata ascoltata.
“E’ stato emotivamente complesso muoversi in tutte queste direzioni – continua Fabio Rubino, – direzioni che nella poesia di Chiara Guarducci erano progressive, incatenate, accavallate. Quindi, “attorialmente” parlando era un cambio continuo, immediato tra un estremo e l’altro, tra un pianto ed un’imprecazione, tra un insulto ed una risata … Insomma, Lucifero si muove ovunque nella sfera emotiva senza una logica precisa, ma in realtà la logica si trova alla fine, in questo suo delirio, in questa sua sofferenza continua dove mette in campo tutto se stesso”.
“Lucifero” è un’opera fuori dal comune anche per l’apporto territoriale che Guagnano ha dato, perché il Progetto nasce fisicamente tra Guagnano e Novoli: a Guagnano viene realizzato insieme all’Associazione teatrale “Lu Campanile” la prima parte dello spettacolo, dove gli attori dell’Associazione si prestano in una sorta di trasformazione in ‘umani cannibali’, che, vedendo il corpo di Lucifero attraversati da un’invidia ancestrale, lo cannibalizzano, lo martorizzano. Le facce che si vedono nel video sono quelle degli attori de “Lu Campanile”, come loro sono le voci dialettali che risuonano durante lo spettacolo.
Va indubbiamente riconosciuto questo merito a “Lucifero”, il fatto di aver in qualche modo realizzato un Progetto territoriale che si sposasse con l’identità territoriale. Lo spettacolo si suddivide in una prima parte, un vero e proprio concentrato di forza, in cui il testo è stato ‘tradotto’ nel suo impianto forte, pregnante della lingua dialettale proprio dagli attori de “Lu Campanile”. Nella seconda parte si assiste al risveglio di Lucifero, fino ad arrivare al battesimo finale .
Fabio Rubino, con grande emozione afferma:“E’ stato una sorta di mio ricongiungimento territoriale, quindi unire Lecce e Firenze, unire la Toscana e la Puglia è diventato fondamentale nella mia arte, in quanto queste sono le due terre in cui sono cresciuto, sia artisticamente che professionalmente e umanamente. Allora, queste due entità, queste due voci, queste due materie, io me le porto nello spettacolo e Lucifero le contiene entrambe”.
Abbiamo voluto sentire le voci dell’autrice e del regista:
“L’espulsione, La cacciata, il trauma della nascita ai bisogni, agli stenti, tra impotenza e onnipotenza perduta. Lucifero è l’incarnazione dell’umano reietto. La regia sacrificale e visionaria di Paolo Biribò e l’interpretazione/incarnazione di Fabio Rubino hanno spinto fino in fondo la materia di ogni mia parola, creando un’opera cruda, totale, imperdibile.”, Chiara Guarducci, autrice di Lucifero.
“Lucifero uomo angelo che cade, Demone o Santo votato all’estremo sacrificio, acquista nell’incontro con la realtà fisica, una dimensione eroica, simbolo del disagio dell’anima nella continua dialettica tra finito e infinito, tra vuoto e pieno, tra dolore e assenza, a tratti solipsistica, di ogni percezione”, Estratti dalle note del regista Paolo Biribò.
Fabio Rubino, con grande emozione afferma:“E’ stato una sorta di mio ricongiungimento territoriale, quindi unire Lecce e Firenze, unire la Toscana e la Puglia è diventato fondamentale nella mia arte, in quanto queste sono le due terre in cui sono cresciuto, sia artisticamente che professionalmente e umanamente. Allora, queste due entità, queste due voci, queste due materie, io me le porto nello spettacolo e Lucifero le contiene entrambe”.
Ancora una volta un nostro concittadino ha dato lustro alla nostra piccola comunità, ma anche al nostro territorio, portandolo agli onori nazionali,dimostrando che laddove talento, sensibilità ed impegno camminano di pari passo , anche un obiettivo complesso si può raggiungere con successo, quel successo che riscatta certamente o almeno dà un senso anche ai nostri limiti.
Grazie Fabio per portare in scena le tue emozioni che danno un valore aggiunto alla tua bravura e che, soprattutto, toccano il cuore di chi ne è spettatore.