
Continuano i malumori nel PD di Salice, mentre è sempre più evidente che la candidatura di Ruggeri non è una scelta condivisa da tutti gli iscritti.
A nome di quella fetta di partito, che forse non rappresenta più la minoranza dissidente e che sperava in una candidatura diversa, parlano Emanuele Fina, Emanuele Parlangeli e Daniele Perrone.
Tutti e tre esprimono disappunto per la decisione operata dalla maggioranza di voler a tutti i costi capolista Alessandro Ruggeri, vicesindaco uscente.
Quasi una “candidatura blindata” dal sindaco Tondo, come l’hanno definita alcuni, che per i più maliziosi sembra sia nata per allontanare personalità “scomode” presenti all’interno del partito.
Di sicuro Fina, Parlangeli e Perrone non nascondono che a loro avviso sarebbe stato necessario «segnare una forte discontinuità con l’esperienza amministrativa che sta chiudendosi, che non ha trovato grandi consensi nel paese e tra le forze politiche locali dal momento che la maggioranza uscente ha perso pezzi importanti e non è stata in grado di attrarne degli altri, anzi ha rappresentato un ostacolo in tal senso».
Aggiungono, che «al di là dell’ordinaria amministrazione gestita comunque con superficialità, è mancata in questi anni una visione d’insieme, un’idea di sviluppo del territorio che ha fatto perdere terreno rispetto ai Comuni limitrofi con i quali non si è stati in grado di collaborare».
Data tale premessa, sembra evidente che per i tre la figura di Ruggeri sia in netta continuità con l’uscente amministrazione e proprio per questo inappropriata. «Gli elettori ne terranno conto nonostante i tentativi di maquillage», dicono.
D’altra parte le condizioni per arrivare ad una candidatura condivisa si sarebbero anche potute creare, se non fosse mancata la volontà della maggioranza di sposare alcune ipotesi.
Dicono i tre rappresentanti di quell’area del Pd che non condivide il percorso seguito, «Abbiamo avanzato più proposte: l’individuazione di un candidato Sindaco esterno in grado di allargare la coalizione oltre la maggioranza uscente, richiesta avanzata anche da altre forze politiche che per un momento hanno guardato al centro sinistra, prima che venissero allontanate e consegnate agli avversari». Chiara l’allusione all’UDC e a Salice Popolare che condividono ora un progetto politico con un’altra lista.
Ribadiscono che all’interno del partito sono state anche chieste le primarie, aperte a chiunque si riconosca nel centrosinistra, ma «alcuni hanno voluto escludere i consiglieri di opposizione per trasformarle in una conta interna che è l’ultima cosa di cui si ha bisogno».
«Scelta miope – così la definiscono, – incomprensibile, che dimostra come ancora una volta l’Amministrazione sia stata un ostacolo alla partecipazione, alla ricomposizione e allargamento del centrosinistra».
Parole dure anche verso Ruggeri, accusato di aver “avallato” la scelta senza cercare una legittimazione più forte della sua candidatura.
Tuttavia si sa, da qualche indiscrezione, che anche il segretario provinciale del Pd ha preso in esame la situazione di Salice. Qualcuno dice addirittura che lo stesso segretario si sia preso del tempo per decidere se intervenire o no sulla candidatura di Ruggeri.
Voci a parte, certo è che al momento Alessandro Ruggeri sia ancora candidato sindaco nell’area di sinistra.
Altrettanto certo è l’impegno di Fina, Parlangeli e Perrone nel «lavorare per un PD e un centrosinistra aperti, plurali, inclusivi che accolgono anche chi, in questa tornata elettorale, non si riconoscerà nella lista della maggioranza».
Raccontano che «già nel congresso del 2013 contribuimmo all’elezione unitaria del segretario per ricomporre le divisioni. Nonostante in questi anni il PD si sia limitato ad essere una stampella dell’Amministrazione e non abbia esitato a pagare un prezzo salato in termini di partecipazione, siamo sempre stati presenti e abbiamo provato fino all’ultimo a tracciare un percorso unitario ma si è voluto sacrificare il PD e il centrosinistra in nome dell’Amministrazione. Il Sindaco, che pur si defila con la risibile quanto strumentale scusa del rinnovamento, ha imposto il nome di Ruggeri, stroncando sul nascere ogni tentativo di allargamento della coalizione».
Ed è proprio al sindaco Tondo che viene addossata la responsabilità di aver creato una frattura interna al partito.