
Dopo le critiche giunte all’attuale amministrazione di Salice in merito alla responsabilità che il sindaco Rosato e i suoi assessori avrebbero avuto per i mancati festeggiamenti della sagra “Madonna dell’Assunta”, è proprio il primo cittadino a chiarire la questione.
«Sono costretto, mio malgrado, ad intervenire pubblicamente in merito ad alcune dichiarazioni che riguardano me e l’amministrazione che rappresento», scrive Rosato in un post su fb, intenzionato a smentire attestazioni, a suo dire, “mendaci”.
«Per fare chiarezza e soprattutto per rispetto di quei cittadini a cui è stato riferito che l’amministrazione non ha voluto concedere l’utilizzo di Piazza Plebiscito, mi preme fare alcune precisazioni.
Pochi giorni prima della Festa, a chi si è recato presso gli uffici comunali, per chiedere informazioni sulla documentazione da produrre per utilizzare la piazza per la sagra, è stato prontamente risposto. Il personale comunale ha anche spiegato quali sono le nuove indicazioni trasmesse dalla Prefettura di Lecce in merito alle misure di safety e securety previste per le manifestazioni pubbliche 2017, secondo quanto determinato dal Ministero dell’Interno.
Dopo aver preso atto di ciò, da parte degli organizzatori della sagra non è pervenuta alcuna richiesta per l’utilizzo di spazi comunali», puntualizza il Sindaco.
A detta del primo cittadino, dunque, e a dispetto di chi nei giorni scorsi ha sostenuto il contrario, sembra che la sagra, che quest’anno avrebbe festeggiato i dieci anni, non ci sia stata per intenzione degli organizzatori e non degli amministratori.
D’altronde Rosato chiarisce che l’amministrazione sarebbe stata ben lieta di aderire all’iniziativa.
«Come abbiamo spesso ribadito, è nei nostri programmi dare visibilità alle tradizioni locali, assecondando un turismo culturale ed enogastronomico, che non è solo stagionale e che, come spesso accade, crea le condizioni per sostenere l’economia locale.
Di certo non abbiamo interesse a ostacolare, come qualcuno ha voluto dire, alcuna manifestazione legata alla nostra cultura, se non altro perché contravverremmo alle nostre linee programmatiche», conclude.