Hikikomori: la nuova espressione del disagio giovanile. Come riconoscerlo e quando intervenire

L’hikikomori è una grave forma di ritiro sociale messo in atto da adolescenti e giovani adulti, principalmente maschi, che si allontanano progressivamente dai luoghi generalmente frequentati dalle altre persone, come la scuola e il lavoro, fino ad autoconfinarsi nella propria casa/camera.

Il termine è formato dall’unione di due verbi giapponesi “Hiku” (tirarsi indietro) e “komoru” (ritirarsi) ed è stato utilizzato per la prima volta alla fine degli anni ’90 da Tamaki Saito, uno psichiatra giapponese, per indicare giovani che si ritirano nella propria stanza per almeno 6 mesi, rinunciando alle relazioni interpersonali.

Originariamente studiato come fenomeno prettamente della cultura giapponese, si è evidenziato negli ultimi anni come esso si stia diffondendo anche nella cultura occidentale.

Nella relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, nella sezione riguardante i comportamenti a rischio dei giovani, si evidenzia che poco meno di un quinto degli studenti italiani (18,7%) afferma che, nel corso della sua vita, si è isolato per un tempo significativamente lungo (non considerando il periodo di lockdown dovuto all’emergenza sanitaria da COVID- 19). In questo periodo non è uscito di casa, nemmeno per andare a scuola, e non ha frequentato amici o conoscenti. Il 12,3% degli studenti riferisce invece che, pur non avendolo fatto, avrebbe voluto isolarsi.

In Italia opera dal 2017 l’associazione “Hikikomori Italia” che si prefissa l’obiettivo di informare e sensibilizzare sul fenomeno senza stigmi o pregiudizi e di fornire, inoltre, sia ai ragazzi che si sentono vicini all’hikikomori che ai loro genitori degli spazi virtuali ed in presenza di supporto e mutuo aiuto.

Nelle prime fasi dell’hikikomori i ragazzi potrebbero richiedere saltuariamente di saltare la scuola, cominciare ad evitare attività extra-scolastiche come quelle sportive ed occupare la maggior parte del loro tempo in esperienze solitarie (leggere, ascoltare musica, giocare ai videogames, dormire, guardare film e serie tv). Questi sono comportamenti che i genitori dovrebbero tenere sotto controllo, creando maggiori occasioni di confronto con i propri figli e provando a sondare i motivi principali dell’isolamento. Se questi comportamenti dovessero peggiorare è importante rivolgersi tempestivamente ad un professionista esperto, prima che l’isolamento diventi effettivo.

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